La borsa da viaggio

Travolti da un insolito destino, ci ritrovammo in un gruppo di terapia

Tempo di lettura: 3 minuti

Siamo portati a ridurre le nostre vite a degli accadimenti, ma chissà che non sorga un giorno, dentro di noi, il desiderio di farci travolgere da un insolito destino, scegliendo così di partecipare ad un gruppo di terapia.

Praticare una psicoterapia di gruppo è la cosa che più si avvicina a quel sistema di relazioni entro cui siamo immersi ogni giorno, con il valore aggiunto che, nel mentre esistiamo, ci viene offerta la possibilità di ampliare il nostro modo di pensare e di fare relazione.

Abitiamo quotidianamente gruppi formali e informali, a lavoro come nel tempo libero, in famiglia e con i nostri amici. Eppure non è così facile o intuitivo pensarci soggetti gruppali, perché non è così che ci percepiamo e fantastichiamo la nostra vita.

Difficilmente pensiamo alle numerose relazioni che ci attraversano, alla circolarità delle emozioni che ci coinvolgono o ci stravolgono ripetutamente. Raramente siamo portati a narrare una nostra storia capace di inglobarli tutti, per rintracciare il filo rosso della comprensione su noi stessi e su come scegliamo di rapportarci col mondo esterno.

È più facile segmentare le nostre esperienze e i nostri vissuti, e immaginarci ora arrabbiati con uno, ora sereni perché stiamo con altri, ora pieni di gioia perché abbiamo raggiunto un obiettivo, o maledettamente infastiditi dal nostro collega appena assunto. 

Eppure la peculiarità della nostra vita umana sta tutta nel suo substrato naturale e culturale fatto di relazioni multiple e di spazi e contesti sociali plurimi, che sottoponiamo continuamente a verifica, a controllo e a severi giudizi prima di permettere a noi stessi di immergerci emotivamente, per comprendere la trama personale nel suo insieme. Di coglierne cioè gli elementi di continuità e discontinuità, e ogni possibilità di trasformare la nostra storia.

Quanti atteggiamenti e pose siamo capaci di assumere di fronte a nuovi pensieri o idee?

Nessun pensiero può turbare le mie pose malsane
Né smuovere l’austero guscio del mio spirito.
Non mi ferisci, la tua mano non può
Indurmi a ricordare e a esser triste.
Io ti prendo con me, dolce pena
E ti rendo più aspra col mio gelo,
La mia rete che prende a rompere
Le fibre, o il filo dei sensi.
Nessun amore può forare
La spessa corazza di cuoio,
La dura crosta irrovesciabile
Che nasconde il fiore al profumo
E non mostra il frutto al sapore;
Nessuna onda può pettinare il mare
E incanalarsi in saldo sentiero.
Ecco l’idea che viene
Come un uccello nella sua leggerezza,
Sulle vele delle esili ali
Bianche per l’acqua sollevata.
Vieni, stai per perdere la tua freschezza.
Vuoi scivolare da te nella rete,
O devo io trascinarti
Nella mia esotica compostezza?

Quando veniamo al mondo, siamo dotati di un patrimonio biologico e genetico pregno di significati, di storie e culture fatte di esperienze, di ricordi, di memorizzazione o di trascuratezza. Di elementi significativi persi per strada, di segreti, di emozioni vissute da altri prima di noi, e di sentimenti apparentemente assenti perché taciuti. 

Siamo parte di una storia che non inizia con noi, ma che attraverso di noi può continuare e svilupparsi prendendo nuove forme. Le nostre.

Immergersi in una dinamica circolare di un gruppo terapeutico è come attraversare le tante storie trasmesse, quelle nostre o degli altri, ed ascoltare le storie che altri decidono di raccontare su noi, oggi.

Partecipare al gruppo significa mettere a disposizione la propria storia non come semplice esperienza, ma come territorio di incontro per nuovi significati, in grado di contaminare e di turbare le nostre innumerevoli pose che assumiamo nei diversi contesti affettivi e sociali d’appartenenza. Di scomodare le nostre idee non per sostituirle magicamente, ma per aggiungerne di nuove.

Partecipare al gruppo significa attraversare storie altrui per percorrere terre sconosciute, e chiedersi cosa possa significare per ciascuno di noi farlo.

Significa prendersi cura delle storie ascoltate conferendo loro valore e legittimazione di esistere attraverso il nostro tempo dedicato.

Essere gruppo infine è come giocare il lato oscuro del cuore, quello che non possiamo gestire, per rintracciare quei sentimenti in grado di scompigliare i nostri destini.

E voi? Avete mai pensato di riattraversare le vostre storie per intrecciarle con quelle di altri?

 

-Dylan Thomas, Poesie inedite, Torino, 1980

 

 

 

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Non possiedono alcuna funzione diagnostica e non possono sostituirsi a un consulto specialistico.


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