🌈 Ceci n’est pas un cliché 🌈
“Lui é un serbo, e io un albanese, e per questo dovremmo essere nemici, ma ora, mentre ci tocchiamo, fra noi non c’é nulla di insolito o di estraneo, ed io ho la sensazione netta che noi due, noi non siamo come gli altri, e questa sensazione si fa sempre più intensa, sempre più indiscutibilmente chiara, é come venisse dall’alto, un messaggio indirizzato a me […].
Nell’economia esistenziale e psichica, siamo portati a pensare che l’amore salva, mentre la guerra no, e invece le due robe appaiono nella realtà delle cose e della vita che accade come robe legatissime, come lo sono le vite dei protagonisti di Gli invisibili: Arsim è albanese e medico di guerra e MiloÅ¡ è serbo e aspirante scrittore, vivono a Pristina e si frequentano di nascosto, poiché nel loro Paese l’omosessualità è un tabù.
Sullo sfondo, una guerra che rende nemici quelli che prima erano amici e stranieri quelli che prima era vicini di casa, proprio come quella che ha devastato la regione del Kosovo.
In questo romanzo c’è tutta la crudeltà di una rielaborazione individuale e collettiva che deve ancora avvenire e della ricerca infinitesimale di posti sicuri che sembrano non poter esistere; non a caso, la prosa riesce laddove tutto appare inenarrabile e indicibile.
Il titolo originale del libro è Bolla, un’immagine che accompagnerà il lettore in un percorso parallelo, svelando i significati plurimi dell’intera vicenda.
Pajtim Statovci per alcuni è uno scrittore finlandese super premiato, per altri il bambino di due anni di origini albanesi, per me è un’anima capiente e Gli Invisibili sono soprattutto i pregiudizi che macinano e interrompono i legami di nascosto.
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Pubblicato sul mio profilo Instagram il 24 gennaio 2022
(Alla mia #punkgrandmother!)