Se possibile, vorrei una pelle più spessa. Con questa si sente praticamente tutto.
Carlo Crosato
Questo passaggio di Carlo Crosato mi piace molto perché rimanda alla percezione del mondo e degli altri, alla nostra capacità di segnalare eventi e circostanze in grado di farci reagire in modo efficace.
La pelle è il nostro GPS a portata di click, che comunica col nostro cervello per farci prendere le decisioni più appropriate e adattarci così alle condizioni ambientali. È autoriparante ed estendibile e svolge diverse funzioni-protettiva, termoregolativa, sensoriale, respiratoria, secretiva, difensiva antimicrobica, riproduttiva.
Dal punto di vista psichico, mi piace definirla come confine e relazione assieme:
È Confine perché delimita e protegge; è l’organo più pesante del corpo umano, ma non è una coltre di fango o un mantello vesuviano.
È sufficientemente spessa da permetterci di non bruciarci, ma sufficientemente sottile da permetterci di comprendere ciò che accade attorno e di… restare anziché darci a gambe elevate.
È Relazione perché la pelle è sensibile e reattiva agli stimoli esterni e senza questa capacità di avvertire e sentire sensazioni, alle quali associare diverse emozioni riguardanti quanto accade fuori da noi, perderemmo le tracce di quello che siamo e di quello che proviamo. Non solo non riusciremmo a metterci al riparo quando occorre, ma non potremmo emozionarci vedendo un film o sconfinare e perderci in un caldo abbraccio.
Ho incontrato molte persone “senza pelle”, in quei casi avvertire tutto corrispondeva al vissuto di avvertire troppo. Il “tutto” non necessariamente è sovrapponibile al “troppo” per molti di noi, ma per alcuni lo è.
Il che significa che quanto proviene dall’esterno non è un’onda placida in grado di rinfrescare o un raggio di sole in grado di scaldare, piuttosto uno tsunami in grado di sconvolgere l’assetto, annientare strutture, distruggere paletti e staccionate.
È sentire di mettere a rischio la vita stessa, la propria Casa.
In questi casi, è utile lavorare più sulla funzione protettiva: rafforzare, creare barriere solide in grado di arginare detriti e allontanare scorie; di certo non muri che nascondono l’orizzonte, semmai paletti o siepi.
In altri casi, ho incontrato persone che portavano addosso il peso di un manto vesuviano: cumuli di cenere, sabbia, blocchi e lapilli stratificati nel tempo avevano indebolito o eliminato la capacità di sentire.
In questo caso è come trovarsi ricoperti di una coltre tanto spessa da non permettere di vedere l’orizzonte. Niente tramonto e niente alba. Solo buio, di notte e di giorno.
Qui appare fondamentale procedere con cautela perché si parla di difese che nel tempo hanno svolto una funzione salvifica e, prima di rimuovere tutto o una parte, occorre comprendere bene cosa è accaduto. O si fanno i danni…
Come dico spesso, “non si abbattono difese se non si ha di meglio da offrire”, non si abbattono muri se nel frattempo non si è costruito una Casa, entro cui ripararsi e sentirsi al sicuro.
Possiamo così persino immaginare per un istante al percorso terapeutico come al costruire la propria Pelle, magari per farne un giardino aperto in cui fare accadere delle cose: incontrare gente, preparare barbecue, bere cocktail, scrivere libri o leggere libri scritti da altri, giocare, sdraiarsi a prendere il sole da soli o in compagnia.
A ciascuno auguro sempre il personale viaggio emotivo tutto da scoprire…poiché non esiste un percorso uguale ad un altro!